Negli ultimi giorni è tornato improvvisamente di moda l'argomento spread BTP-Bund dato che l'indicatore ha ricominciato la marcia verso l'alto portandosi a 480 punti base, livello che aveva già registrato, e ampiamente superato, pochi mesi fa tra novembre e gennaio. La situazione di oggi è però ben diversa rispetto a quella di allora, e non è così drammatica come la si vuole a tutti i costi dipingere. Cerchiamo di capire il perchè.
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Ricordiamo che lo spread BTP-Bund è un differenziale che rappresenta, più precisamente, la differenza tra il rendimento di un titolo di Stato italiano, il BTP con scadenza decennale, e l'omologo tedesco. Dunque non è una grandezza assoluta ma relativa. Fatta questa premessa andiamo a dare un'occhiata alla curva dei rendimenti sui titoli italiani di oggi (dati di ieri 13 giugno 2013) e confrontiamola con le curve dei rendimenti di dicembre e novembre 2011. Sul grafico sono rappresentate le scadenze a pochi mesi fino a quelle più lontane del 2040. Come sempre abbiamo interpolato le linee spezzate con delle curve polinomiali di grado 6, che rendono più facile e immediata l'analisi e la stessa lettura. La linea rossa rappresenta la curva dei tassi dello scorso 25 novembre che, come ben sappiamo, aveva subito una netta inversione: i tassi a breve termine avevano cioè superato quelli a medio-lungo. Ad esempio le scadenze tra il 2015 e il 2016 avevano raggiunto un rendimento netto superiore al 6,5%, mentre alcune emissioni del 29 novembre sfiorarono addirittura l'8% di rendimento lordo. Oggi non accade nulla di tutto questo: certamente con le aste recenti i rendimenti si sono nuovamente innalzati tornando sopra la barriera del 6%, ma rimangono ancora lontani da quelli dello scorso inverno.
Infatti la curva che li rappresenta sul grafico, quella di colore azzurro, non solo assume un'inclinazione normale (non invertita) ma è decisamente più in basso rispetto a quella di novembre, e anche rispetto a quella di dicembre (che si era del resto già normalizzata). Il rendimento netto sulle scadenze decennali si aggira attorno al 5,25%, contro il 6,50% di novembre, mentre quello sulle scadenze più brevi rimane compreso tra il 3,5% e il 4% rispetto al 6/6,5% di novembre.
Quindi perchè lo spread si è allargato e registra gli stessi valori di allora? Per il semplice motivo che, come si diceva all'inizio,
esso è una grandezza relativa che si espande o si contrae non solo in funzione delle variazioni di rendimento del decennale italiano, ma anche in funzione delle variazioni di rendimento di quello tedesco. Quest'ultimo si è notevolmente contratto neglli ultimi sei mesi, passando dal 2,3% circa di novembre/dicembre 2011, al 1,17% (minimo di inizio giugno) contribuendo così, almeno in parte, a far espandere l'indicatore.
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Osserviamo adesso l'andamento delle quotazioni di alcuni titoli BTP, gli stessi che avevamo utilizzato proprio lo scorso inverno per alcune operazioni speculative. Il BTP con scadenza 1° settembre 2021, e cedola 4,75%, quota oggi 91,35 un livello ben lontano dai minimi di novembre/dicembre 2011 che si attestarono a quota 83,00. Stesso concetto vale per il BTP con scadenza agosto 2014 e cedola 4,25%, che oggi viene scambiato sul mercato a 98,80 contro il prezzo di 92,00 dello scorso inverno.
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Cosa significa tutto questo? Significa semplicemente che il famigerato spread, termine agitato in continuazione dai media mainstream come uno spauracchio e ormai, di conseguenza, entrato prepotentemente anche nel gergo della leggendaria casalinga di Voghera, viene sempre erroneamente preso come riferimento per la misura del rischio paese. In realtà
quest'ultimo è misurato in maniera molto più chiara dal tasso di rendimento che si verifica al momento dell'emissione di nuovi titoli, cioè
dal costo effettivo che lo Stato deve pagare per finanziarsi sul mercato. E con l'asta di stamani l'Italia ha rifinanziato circa tre miliardi di euro ad un tasso medio del 5,3% con scadenza triennale, e un altro miliardo e mezzo con scadenza 8/9 anni ad un tasso del 6,1%, che rappresentano sì nuovi record dopo quelli di dicembre, ma che restano ancora ben lontani da quelli delle terrificanti aste di fine novembre 2011.
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