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Il rapporto Price/Book Value è uno dei cosiddetti multipli di borsa ed esprime il valore del patrimonio netto di una società incorporato nel prezzo del titolo che la rappresenta. Il patrimonio netto è, a sua volta, la somma algebrica delle attività meno le passività della società stessa, cioè il suo valore risultante dallo stato patrimoniale a “bocce ferme”. In altre parole è il denaro che riceverebbero gli azionisti se la società dovesse immediatamente cessare la propria attività e venisse posta in liquidazione. L’indicatore in questione, cioè il rapporto tra la capitalizzazione di borsa e i mezzi propri, riassume perfettamente il valore di liquidazione quando è pari a 1. In questo caso esso non sconterebbe i flussi reddituali futuri che verrebbero meno proprio in seguito alla cessazione dell’attività. E’ dunque normale che l’indicatore di cui stiamo parlando assuma un valore superiore all’unità per le società in piena attività con un margine di utile apprezzabile. Per questo motivo si ritiene che una società sia correttamente quotata quando tale parametro assume un valore nell’intorno di 2. Se il Price/Book Value fosse inferiore ad 1 significherebbe, infatti, non solo che il suo prezzo non sta scontando gli utili futuri attesi, ma che non sta incorporando neanche il valore del patrimonio netto. Facciamo un esempio pratico: se si acquistassero 1000 euro di azioni di una società con un rapporto tra il prezzo di borsa e il valore di libro pari a 0,20, ed essa venisse immediatamente posta in liquidazione il giorno successivo, si riceverebbero indietro 5000 euro. Detto questo, proponiamo qui di seguito una tabella con gli attuali price/book value per alcuni dei principali titoli italiani che fanno parte del paniere Ftse MIB (calcolati con i prezzi di chiusura di ieri 12 settembre 2011 – fonte Sole 24 Ore), che mette in evidenza come tali valori abbiano raggiunto livelli estremamente bassi, a meno che non ci si attendano degli scenari da cataclisma finanziario. Scenari che dovrebbero prevedere un crollo verticale degli utili accompagnato da enormi svalutazioni dal lato degli attivi (immobilizzazioni materiali e immateriali, partecipazioni immobiliari e finanziarie, ecc.) di un’entità tale da giustificare rapporti così contenuti. Si va dal 14% di Banca popolare di Milano fino al 79% di A2A e Mediobanca, passando attraverso il 17% e il 19% di Banco Popolare e UBI Banca, e altri nettamente inferiori al 50% come nel caso di Unicredit, MPS, Intesa-San Paolo, Fondiaria-SAI. Queste considerazioni prescindono ovviamente da valutazioni di natura squisitamente tecnica, che lasciano pensare ad una probabile continuazione del ribasso fino all’area 12300/500 punti di Ftse MIB. In questo caso gli eccessi di cui sopra andrebbero addirittura ad accentuarsi, ma questa eventualità non farebbe altro che aumentare le probabilità di un successivo e rapido riadeguamento dello squilibrio. E’ possibile dunque cominciare a pensare di costruire un portafoglio, sebbene con cifre iniziali contenute, e con la dovuta cautela, per cavalcare l’eventuale rimbalzo che potrebbe portare delle performance da +100% nell’arco di poche settimane.
I vostri posts sono sempre molto interessanti e pertinenti stesso quando datano di due o tre anni. La situazione economica non si è evoluta purtroppo dall'inizio della crisi.
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