mercoledì 2 novembre 2011

Le Big cap italiane confermano il trend negativo. I margini di ribasso sono comunque esigui.

Le società a più alta capitalizzazione del paniere Mib40 hanno tentato, senza successo, di invertire la rotta nel mese di ottobre. Il rimbalzo che è scaturito da questa reazione non è andato oltre le principali resistenze che definiscono il trend negativo in essere da febbraio. La natura di pullback verrebbe confermata con la discesa dell'indice Ftse MIB sotto i 15000 punti. I margini di ribasso rimangono tuttavia piuttosto risicati, anche alla luce dei precedenti minimi del marzo 2009. Vediamo nel dettaglio che cosa è successo cercando di individuare i principali livelli di intervento sui colossi del nostro listino.

ENEL

Enel ha testato a settembre i precedenti minimi del marzo 2009 in area 2,85 (min. realizzato 2,81). Il livello si è dimostrato molto sensibile agli acquisti e i prezzi sono tornati velocemente, nel giro di tre settimane, attorno a 3,60 euro. Da questa resistenza statica piuttosto importante passava anche la trendline dinamica ribassista originata da un massimo relativo all'inizio di giugno. Il recupero di ottobre non ha consentito dunque di fornire segnali d'inversione completi, e il titolo resta in una fase neutra di medio termine, e negativa di lungo. Il primo supporto rilevante si individua attorno a 3,17 euro. La discesa dei prezzi sotto questo livello renderebbe necessaria una nuova verifica in zona 2,85/3,00 euro, che molto difficilmente verrebbe violata al ribasso. Il primo segnale positivo è atteso sopra 3,60.

ENI

Anche ENI ha effettuato una nuova verifica dei precedenti minimi del marzo 2009, segnati allora a 11,82 euro. Il doppio minimo realizzato tra agosto e settembre è stato completato con il ritorno dei prezzi sopra 14,30 euro, e ha consentito un ampio recupero delle quotazioni fino all'area 16,50. Quest'ultimo rappresenta un livello di polarizzazione piuttosto importante nellì'andamento del titolo negli ultimi tre anni, e proprio da qui transita la resistenza dinamica primaria che delinea il trend negativo a partire dall'estate del 2007. Il mercato si è dimostrato ancora una volta molto sensibile alle vendite e i prezzi hanno accusato una battuta d'arresto tornando attorno ai 15 euro. Il ritracciamento potrebbe continuare fino a 14,25/30, raggiunto il quale verrebbero con buona probabilità attirati nuovamente gli acquisti. Il primo segnale d'inversione per il lungo termine è atteso sopra 16,50, da completare poi con il breakout di 18,50 euro, resistenza statica che contiene tutti i tentativi rialzisti a partire dall'ottobre del 2008.


FIAT

Il titolo FIAT è sempre rimasto lontano dai minimi del marzo 2009, tuttavia le quotazioni sono scese velocemente a partire dalla fine di luglio passando da 7,60 euro a 3,50 circa. Il movimento ha provocato il deterioramento del trend positivo che accompagnava il recupero degli ultimi due anni e mezzo, e il rimbalzo tra settembre e ottobre può essere interpretato come un pullback tecnico da ricoperture che non si è spinto stabilmente oltre quota 5,00 euro per azione. La zona di supporto statico compresa tra 3,30 e 3,50 euro dovrebbe contenere ulteriori tentativi di discesa, che in ogni caso difficilmente andrebbe ad estendersi oltre i 2,80 euro. Probabile un andamento in trading range tra 3,50 e 5,00 euro per le prossime settimane, con rimbalzi che potrebbero estendersi fino all'area 5,75 nelle fasi di recupero. Scenario di fondo sostanzialmente neutro e moderatamente negativo.

GENERALI

Su Generali la correzione è arrivata ad un passo dai minimi di marzo 2009, e ha interessato l'area 10,30 tra agosto e settembre. Tale livello ha contenuto i nuovi tentativi di ribasso e il rimbalzo tuttavia non è andato oltre quota 13,50 euro. Anche in questo caso tale livello assume una doppia valenza di resistenza statica di medio orizzonte temporale, e dinamica discendente primaria. Il tentativo d'inversione è stato così respinto e i prezzi sono tornati a ridosso di 12,50 euro. La flessione in atto non dovrebbe spingersi oltre 11,70 euro, e in ogni caso il breakout di 13,50 rappresenterebbe un primo importante segnale d'inversione con obiettivo a 17,00 euro. L'area 19,30 rappresenta invece un target di più ampio orizzonte temporale. Segnali negativi attesi solo in caso di discesa sotto 10,30 euro.

INTESA-S.PAOLO

Per Banca Intesa i minimi di marzo (a 1,22 euro) sono stati oltrepassati tra agosto e settembre e il titolo ha raggiunto un nuovo minimo degli ultimi 14 anni in area 0,85 (realizzato 0,853). La reazione messa a segno tra settembre e ottobre ha incontrato un forte ostacolo a 1,45 euro, e i prezzi sono tornati nuovamente sotto 1,22 euro. La trendline primaria discendente passa piuttosto lontana dagli attuali livelli, a quota 1,75 circa, e non è stata interessata dal rimbalzo autunnale. La soglia psicologica di 1,00 euro dovrebbe contenere questa nuova ondata ribassista. In ogni caso il primo segnale d'inversione della tendenza primaria è atteso sopra quota 1,75, con obiettivo immediato a 1,90 euro, e poi 2,50. Il target a 3,00 euro potrebbe essere raggiunto in un orizzonte temporale di medio periodo. Segnali negativi solo in caso di discesa sotto gli 85 cents per azione.

TELECOM

Il precedente minimo relativo piuttosto rilevante di Telecom era stato registrato a quota 0,715 euro nell'ottobre del 2008, e tale livello è stato ritoccato al ribasso nelle recente correzione estiva che ha visto i prezzi arrivare ad un passo dai 70 cents (realizzato 0,701). Il trend negativo di medio periodo è stato interrotto con il ritorno sopra 80 centesimi, ma il rimbalzo è stato frenato proprio dalla resistenza dinamica primaria che delimita la tendenza negativa di fondo in essere dal gennaio del 2005. Essa transita attualmente attorno a 0,95 e ha provocato una battuta d'arresto piuttosto brusca che ha respinto le quotazioni attorno agli 84 centesimi per azione. Lo scenario di medio periodo è sostanzialmente neutro con le quotazioni che si muovono da tre anni all'interno di un trading range compreso tra 0,70 e 1,25 euro. Si attende il segnale d'inversione sopra 1,00 euro, con obiettivi a 1,15, poi 1,25. In un orizzonte temporale più ampio le quotazioni potrebbero risalire fino a 1,45/50 euro e ancora 1,70 euro. Segnali negativi attesi solo sotto i 70 centesimi.

UNICREDIT

Dopo essere arrivata ad un soffio dai minimi di marzo 2009, attorno ai 62 centesimi per azione, Unicredit ha messo a segno un recupero che non è andato oltre quota 1,06 euro. Le vendite hanno riportato il titolo verso i 75 cents annullando buona parte del rimbalzo di ottobre. Lo scenario rimane negativo nel medio e lungo termine, e ben delineato da un canale discendente che parte dai massimi relativi dell'ottobre 2009. Il trigger per il primo segnale d'inversione è molto lontano dagli attuali livelli e può essere fissato in area 1,50 euro. In ogni caso l'area compresa tra 0,57 e 0,62 rappresenta un forte supporto al di sotto del quale i prezzi difficilmente potrebbero indebolirsi ulteriormente. Probabile la formazione di un doppio minimo di lungo orizzonte temporale, che verrebbe chiuso sopra 2,65 euro. Sopra 1,06 i target di breve periodo si possono individuare a 1,32 e poi 1,48/50 euro. Come già detto l'inversione arriverebbe sopra 1,50, con obiettivi da collocare a 1,95/2,00 euro e poi 2,30 euro.

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