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Dopo un anno di movimenti all'insegna della volatilità (periodo giugno 2010 - giugno 2011) il cambio euro/dollaro sembra aver trovato finalmente il suo equilibrio perfetto. Da oltre tre mesi a questa parte l'area 1,43 non fa altro che attirare verso di sè, come una calamita, ogni tentativo di fuga verso l'alto o verso il basso del cross in questione. Il braccio di ferro tra 1,40 e 1,45, nell'intorno di cinque figure precise, non si può certo interpretare come una prova di forza, quanto piuttosto come una manifestazione di debolezza di entrambe le divise. Se l'economia del Vecchio Continente è disastrata a causa delle gravi difficoltà in cui continuano a versare i paesi periferici (situazione che mette in discussione l'esistenza stessa della sua moneta) gli Stati Uniti non stanno certamente meglio: la questione del debito rimane irrisolta mentre l'ultimo dato sul mercato del lavoro ha vanificato le speranze di una ripresa. Il cambio oscilla piuttosto nervosamente, ormai dallo scorso giugno, tra il primo livello di supporto statico a 1,40 e l'area di resistenza individuabile tra 1,45 e 1,455, senza prendere una direzione precisa. Questo trend neutro è ben evidenziato dal canale orizzontale nel grafico su base giornaliera. La banda di oscillazione potrebbe anche allargarsi di un paio di figure verso l'alto e verso il basso, con un ampliamento del range tra 1,375/38 e 1,47, senza per questo modificare lo scenario di breve termine, che resterebbe neutro. Il trend di medio periodo invece è ancora a favore dell'euro, e lo si vede chiaramente sul grafico weekly: il canale rialzista originatosi dopo il minimo relativo del giugno 2010 è ancora valido, e verrebbe messo in discussione con la rottura al ribasso dell'area 1,40 nelle prossime settimane. Solo il cedimento della fascia di valori compresa tra 1,375 e 1,383, però, andrebbe a decretare il definitivo segnale d'inversione a favore del dollaro, che in questo caso avrebbe uno spazio di recupero teorico di almeno otto figure (target 1,29) con obiettivo intermedio a 1,34. Il segnale di continuazione del trend a favore dell'euro arriverebbe invece con il breakout di 1,45 confermato su chiusura settimanale, movimento da completare poi con il superamento di quota 1,47. In questo caso gli spazi di apprezzamento si aprirebbero fino all'area 1,50/514. Molto più probabile la continuazione del trading range tra 1,40 e 1,45, con ulteriore calo di volatilità, almeno finchè continuerà a perdurare l'incertezza su entrambe le economie. L'operatività appare ovvia, quasi scontata, e presuppone l'apertura di posizioni lunghe (acquisto di euro contro dollari) in prossimità dell'area 1,40, con stop loss sotto 1,38/375 e target 1,455/47. In prossimità dell'area 1,45 operare invece a favore del dollaro (short) con stop loss sopra 1,47 e obiettivo nell'area 1,40/1,375. In entrambi i casi si mette sul piatto un rischio di due figure contro un potenziale gain di cinque/sette figure.
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