giovedì 8 settembre 2011

Quelle divergenze rialziste di cui è bene non fidarsi troppo

Le divergenze positive
Le divergenze sugli oscillatori leading sono sempre state le più efficaci nell'anticipare i punti di svolta dei mercati azionari, soprattutto in corrispondenza di nuovi minimi (o massimi) relativi della curva di riferimento. O meglio, lo sono state fino a qualche anno fa. Ultimamente la bontà di questi segnali è calata vistosamente in termini percentuali, data l'eccessiva schizofrenia che ha caratterizzato l'andamento dell'equity in tutto il mondo. Un chiaro esempio della perdita di questa efficacia lo si riscontra sull'indice Ftse MIB nel periodo di inizio estate 2011. La netta divergenza positiva verificatasi sull'indicatore Rsi14 è stata largamente disattesa dagli eventi nelle settimane successive: tale segnale si è concretizzato in un effimero rimbalzo di 1500 punti esauritosi a ridosso dell'area 20500, a cavallo tra la fine di giugno e l'inizio del mese di luglio. Il forte ribasso dei corsi azionari è ripreso tra luglio e agosto e portato il mercato fin sotto i 14000 punti. Adesso si ripropone una divergenza piuttosto evidente sullo stesso indicatore, e la differenza rispetto alla precedente situazione è data dal fatto che abbiamo alle spalle un livello di forte ipervenduto, e che la stessa divergenza è riscontrabile sull'indicatore MACD (dopo un crossover bullish sulla trigger line). Tuttavia resta ancora valida l'ipotesi del triangolo di continuazione ribassista formulata nell'ultima analisi del mercato italiano, e solamente il ritorno sopra l'area dei 16000 punti andrebbe a negarla. Il movimento a cui stiamo assistendo in queste ultime sedute potrebbe infatti rappresentare un semplice movimento classico di pullback sotto la figura triangolare prima della ripresa delle vendite. L'approvazione della manovra finanziaria ha dato il "la" al recupero, anche se i problemi economici sono ben lontani da una soluzione definitiva. Brutti i dati del Beige Book di ieri sera, che hanno messo in evidenza un'economia USA ancora sostanzialmente ferma, ma dato che questa situazione offre alla Fed il pretesto per rimettere in moto le rotative (leggi quantitative easing), il "tanto peggio" si trasforma in "tanto meglio", soprattutto considerando l'ipotesi che il ricorso a tale pratica potrebbe contagiare ben presto anche l'Europa. Tornando nell'alveo prettamente tecnico è lecito atttribuire un peso maggiore a questa divergenza, sempre con la dovuta cautela. L'eventuale superamento dei 16000 punti (ancora prematuro) aprirebbe le porte per un movimento di recupero di più ampia portata che potrebbe estendersi fino all'area compresa tra 17850 e 18000 punti. Sia chiaro: anche in questo caso lo scenario resterebbe comunque negativo per il breve e medio termine. La permanenza sotto l'area 15000, e il successivo cedimento dei 14000 punti, lascerebbero invece invariata l'ipotesi di un target in zona 12330/500, raggiungibile nell'arco di poche settimane.

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