La società di Ennio Doris, in netta controtendenza con la crisi economica italiana e globale, continua a macinare risultati positivi e aumenta il dividendo da 10 a 18 centesimi. La raccolta netta positiva costante nel tempo e la fidelizzazione del cliente sono i principali punti di forza del gruppo, che rispecchiano un modello di gestione e di comunicazione aziendale vincente. E il 2013 parte con il turbo: oltre 600 milioni di raccolta fondi nei primi due mesi contro i 170 nello stesso periodo dello scorso anno. Ma spunta l'ombra sinistra del fisco.
Sembra quasi incredibile che Banca Mediolanum, nell'anno peggiore della crisi nera dell'Italia e dell'Europa, soprattutto per il settore bancario, possa festeggiare l'utile più elevato di tutta la sua storia. Eppure è proprio così. I 351 milioni di euro di profitto realizzati nel 2012 dal gruppo di Ennio Doris, partecipato anche dalla Fininvest di Silvio Berlusconi, vanno ben oltre il precedente record del 2005, che si attestava a poco più di 233 milioni realizzati però in un periodo in cui l'economia era, o almeno sembrava, in perfetta salute. Con la cedola che verrà distribuita quest'anno agli azionisti, 18 centesimi di euro contro i 10 dell'anno scorso, il rapporto dividend/yield al prezzo attuale di mercato (4,20 euro) sale al 4,3% circa. Considerando i dati del primo bimestre del 2013 sembrerebbe che questi record siano destinati ad essere polverizzati nei prossimi mesi, rendendo appetibile l'acquisto del titolo sull'eventuale debolezza.
Tutti questi record corrono il rischio però di essere vanificati, almeno in parte, dalle ombre sinistre dell'Agenzia delle entrate e della Guardia di Finanza che hanno preso di mira la società di Basiglio nei suoi rapporti con la controllata Mediolanum International Funds, società di diritto irlandese che gestisce gran parte dei Fondi comuni d'investimento. Viene messa in discussione l'entità delle rebates riconosciute dalla società irlandese a quelle italiane (Mediolanum Vita e Banca Mediolanum), cioè la percentuale delle commissioni trasferite da Dublino in Italia, che secondo il fisco sarebbero inferiori ai parametri medi di mercato e che consentirebbero un recupero di tassazione ben oltre i 300 milioni di euro sugli esercizi 2005-2007 e 2010. Una pretesa assurda, secondo il Gruppo Mediolanum, soprattutto se si confrontano i valori di retrocessione commissionale con i range medi praticati in un regime di libero mercato. Proprio per questo la società ha deciso di sottoporsi ad arbitrato internazionale per dirimere la questione, senza effettuare stanziamenti a bilancio per coprire eventuali perdite future.
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Dal punto di vista tecnico Mediolanum ha realizzato un triplo minimo di lungo periodo nell'area 2,00/2,15 tra il marzo 2009 (min. realizzato 1,98), l'estate 2011 e quella del 2012. Il trend primario negativo in essere dal marzo del 2006 è stato interrotto con il forte recupero messo a segno tra il luglio 2012 e lo scorso marzo, quando il prezzo è risalito da 2,20 a 4,77 euro circa. Il titolo presenta inoltre una forza relativa decisamente superiore al paniere settoriale di riferimento, l'indice Ftse all-share banks. A partire dallo scorso febbraio i titoli bancari italiani hanno perso mediamente il 20%, mentre Mediolanum si è mantenuta sostanzialmente stabile attorno a 4,20 euro per azione. Nella prima metà del mese di marzo si nota addirittura (vedere grafico) una netta controtendenza, con Mediolanum che andava a testare i massimi relativi mentre il resto dei bancari continuava a scivolare verso il basso.
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Nel breve periodo si evidenzia una struttura ancora rialzista che verrebbe compromessa solo con la discesa delle quotazioni sotto la soglia dei 4,00 euro, livello che rappresenta la base del trend positivo in essere dal luglio 2012. L'area 4,77 ha respinto per tre volte, tra febbraio e marzo, tutti i tentativi rialzisti verso i 5,00 euro, che rimane l'obiettivo di questa fase. Operativamente si possono effettuare acquisti in area 4,00/4,05 euro con stop loss sotto 3,80 e primo obiettivo 4,40 e poi 4,77. Incrementare le posizioni sopra 4,77, con obiettivi successivi a 5,00 euro e poi 5,30. Il ritorno dei prezzi sotto 3,80 andrebbe invece a decretare la fine del trend rialzista e provocherebbe un ridimensionamento delle quotazioni fino a 3,25/40 euro.
© dott. Pier Paolo Soldaini - Riproduzione Riservata
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