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Il cambio euro contro dollaro si è mosso in un trend positivo a partire dal luglio dello scorso anno, e nell'arco di sei mesi l'euro ha guadagnato circa diciassette figure nei confronti del biglietto verde, passando da 1,20 circa fino a 1,37, massimo relativo registrato lo scorso 1° febbraio. Il successivo movimento di pullback tecnico a verifica dell'area di supporto a quota 1,33 ha fornito esito negativo, e la rottura ribassista di questo livello ha provocato anche il cedimento della base del canale ascendente che delineava il trend sopra citato. Il cross ha così ripiegato verso quota 1,30 cedendo circa sette figure, e configurando una serie di massimi decrescenti di breve termine. Questa gamba ribassista potrebbe ritenersi conclusa solo con il ritorno delle quotazioni sopra 1,315, e in questo caso ci si dovrebbe attendere un movimento di ritorno sotto la base del trend positivo abbandonato all'inizio di febbraio. Se questa ipotesi dovesse verificarsi l'euro avrebbe uno spazio di recupero che potrebbe estendersi fino a 1,345 nel giro di tre settimane. Al contrario il ritorno sotto 1,30 e il cedimento di 1,296 andrebbero a confermare la validità dell'attuale gamba ribassista che avrebbe come proiezione teorica l'area collocata a 1,27. Sugli oscillatori abbiamo messo in evidenza lo stocastico lento, in una situazione di ipervenduto che potrebbe rientrare solo con un movimento impulsivo rialzista a 1,33. Il quadro tecnico è passato dunque da positivo a neutro nel medio orizzonte temporale, e nelle prossime settimane il cambio potrebbe incanalarsi in un range compreso tra 1,27 e 1,33. Operativamente sono da privilegiare, e comunque da lasciar correre, le eventuali posizioni aperte a favore del dollaro con stop profit sopra 1,315 e obiettivo a 1,27. Qualche long si può tentare sopra 1,315 con target immediato 1,33 e successivo 1,345. In rottura di 1,296 si possono incrementare gli short con target 1,27 e poi 1,25.
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