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La discesa del metallo giallo è andata ad esaurirsi esattamente dove ci attendevamo, e cioè a ridosso della base del trend discendente di medio periodo che deprime le quotazioni a partire dall'ottobre 2012, in zona 1550 (min. realizzato 1555) dollari per oncia. Il primo tentativo di reazione è stato contenuto dall'area 1620, dove sono intervenuti nuovamente i venditori che hanno spinto i corsi a ridosso di 1561 dollari. Dopo alcune sedute caratterizzate da una compressione di volatilità attorno a 1575 dollari, l'oro sembra pronto per mettere a segno un nuovo balzo in avanti, sempre nel contesto di un quadro negativo di medio periodo. La reazione potrebbe svilupparsi sopra 1600 dollari per oncia, e l'eventuale movimento di natura impulsiva avrebbe come obiettivo finale l'area compresa tra 1625 e 1645 dollari, a ridosso della quale sarebbe plausibile un nuovo e massiccio intervento dei venditori. Il trend negativo verrebbe peraltro interrotto solo con il superamento dell'area 1650, e in questo caso si passerebbe ad uno scenario neutro e moderatamente negativo con probabile andamento successivo in un range compreso tra 1650 e 1700 dollari. Questa ipotesi appare tuttavia prematura.
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Passando invece ad osservare il grafico su base weekly si evidenzia ancora il deterioramento del trend primario positivo, avvenuto nell'aprile dello scorso anno, e il successivo movimento di pullback da manuale, messo a segno tra il luglio e il settembre 2012. L'area 1530 assume la valenza di supporto critico per il definitivo passaggio ad un bear market più accentuato, con possibilità di accelerazioni ribassiste che avrebbero come obiettivo di medio termine un'area compresa tra i 1280 e i 1320 dollari per oncia. Il quadro di fondo rimane per il momento ancora neutro/moderatamente ribassista, caratterizzato da un trend discendente evidenziato sul grafico con il canale rosso. Lo sviluppo più probabilistico delle quotazioni nei prossimi mesi si individua in un assestamento delle quotazioni attorno ad un nuovo baricentro che andrebbe a definirsi in area 1530, con oscillazioni comprese tra 1400 e 1650 dollari per oncia. Tale sviluppo verrebbe inficiato solo dall'eventuale superamento dell'area 1700 da qui a giugno 2013, e in questo caso andrebbe a prevalere il quadro neutro in essere dall'ottobre del 2011 con probabile assestamento attorno a 1660/1670 in un range compreso tra 1550 e 1800 dollari l'oncia.
Operativamente sono da preferire sempre le operazioni short da porre in essere sui movimenti rialzisti di natura impulsiva in area 1625/1645, con stop loss sopra 1650 e obiettivo di breve in zona 1530/50 dollari per oncia. Il cedimento di 1530 suggerirebbe l'incremento delle posizioni short con target da fissare in area 1400/20. Le posizioni lunghe sarebbero invece da prendere in considerazione solo al superamento di 1650 dollari per oncia, ma sempre e solo in un'ottica speculativa di breve termine e con obiettivo da fissare nell'area 1700/720 dollari.
Il metallo inutile riprende la discesa e torna sui minimi. (articolo del 12 febbraio 2013)
Per tutti coloro che ancora si interrogano sull'utilità e sul valore dell'oro rimandiamo alla lettura dei nostri articoli del dicembre 2011: "L'oro a 1600 dollari luccica un po' meno. Fine dell'abbaglio?"; e del luglio 2011: "L'oro come la conchiglia cauri. Un mito da sfatare", che suscitarono parecchie polemiche su diversi blog economico/finanziari. Le nostre considerazioni di carattere fondamentale sul metallo giallo rimangono ovviamente le stesse di allora, mentre ci proponiamo in questa nuova analisi di verificare se effettivamente la bolla speculativa sull'oro sia ormai giunta al termine.
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Se è vero che il prezzo dell'oro non si è fortemente ridimensionato da poco più di un anno a questa parte, è altrettanto vero che le quotazioni del metallo giallo non sono più riuscite a salire su nuovi massimi assoluti dopo il picco a 1921 dollari l'oncia del settembre 2011. Il trend primario rialzista in essere dal 2005, accentuatosi a partire dall'ottobre del 2008, risulta fortemente indebolito dalla pausa degli ultimi quattordici mesi, durante i quali i corsi si sono assestati attorno all'area 1650 muovendosi in un range
compreso tra 1530 e 1800 dollari l'oncia. La violazione al ribasso della trendline ascendente primaria, avvenuto tra l'aprile e il maggio 2012, e il successivo movimento di pullback tecnico dal basso verso l'alto, risultano piuttosto evidenti nel grafico su time frame settimanale. Il prezzo ha successivamente incontrato una forte resistenza statica proprio nei pressi dei 1800 dollari, livello al quale il mercato si è dimostrato piuttosto sensibile all'alleggerimento delle posizioni lunghe in oro in almeno tre occasioni: nel novembre 2011, nel febbraio e nell'ottobre del 2012. D'altra parte la fascia di valori compresa tra 1530 e 1550 dollari ha sostenuto egregiamente ogni repentina correzione riportando sempre il prezzo dell'oro verso il suo baricentro a 1650 dollari. Lo scenario è dunque neutro nel medio periodo e ancora positivo per il lungo termine anche se, come anticipato, il trend primario risulta decisamente deteriorato dato che l'oro non è stato in grado, dopo la fiammata speculativa dell'estate 2011, di mantenere un tasso di crecita con uno sviluppo analogo agli anni precedenti.
L'attuale movimento in range laterale si può qualificare come un modello distributivo di lungo termine che potrebbe decretare un'inversione di tendenza primaria. Le quotazioni risultano peraltro inserite in un ampio canale moderatamente discendente di medio periodo, ancora in formazione e da confermare nelle prossime settimane, che trae origine proprio dal picco di massimo a 1921 euro. Il nuovo scenario negativo di lungo periodo farebbe tornare il prezzo dell'oro, con buona probabilità, verso una fascia di valori compresa tra i 500 e i 700 dollari l'oncia nel giro di qualche anno. Praticamente gli stessi valori ai quali veniva scambiato tra il 2006 e il 2007, poco prima dell'inizio dell'attuale crisi economico/finanziaria.
Un primo chiaro segnale in questo senso arriverebbe con il cedimento della fascia di supporto collocata a 1530/50, al di sotto della quale verrebbe completato il modello distributivo con lo scenario di medio e lungo termine che passerebbe da neutro/positivo a neutro/negativo. I primi obiettivi ribassisti andrebbero collocati in questo caso a 1470 dollari, poi 1430 e successivamente 1320 dollari l'oncia.
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Chiaramente è ancora presto per individuare una svolta di questo tipo, tuttavia
nel breve periodo il quadro tecnico è decisamente peggiorato e il movimento degli ultimi quattro mesi lascia pensare alla probabile rottura ribassista ipotizzata. Il prezzo dell'oro infatti sta scendendo dall'ottobre del 2012, quando aveva segnato un picco di massimo relativo appena sotto la soglia di resistenza dei 1800 dollari (1796 massimo registrato), e ha realizzato una serie di massimi e minimi decrescenti in perfetta coerenza, che vanno a delineare un preciso trend discendente (canale rosso nel grafico su time frame giornaliero). Il movimento ribassista di ieri, confermato oggi con la discesa sotto 1640 dollari l'oncia, ha inoltre interrotto la fase positiva di medio orizzonte temporale in essere dalla primavera del 2012, e il cedimento della fascia di valori compresa tra 1625 e 1645 potrebbe incentivare l'apertura di nuove posizioni corte, e l'alleggerimento di quelle lunghe, con conseguente accelerazione al ribasso e probabile formazione di un nuovo minimo relativo sulla parte inferiore del trend negativo individuato. Tale minimo si colloca sulla base del canale discendente passante nelle prossime giornate per quota 1570 dollari. Questa ipotesi di sviluppo verrebbe scongiurata solo con la tenuta dei 1625 dollari per oncia e la successiva risalita sopra 1700 dollari (livello di resistenza di breve periodo che non viene superato dal 18 dicembre scorso). In questo caso lo scenario ribassista in essere da ottobre avrebbe termine e la situazione tecnica dell'oro rimarrebbe neutra.
Operativamente ogni rialzo dell'oro rappresenta un'occasione di vendita per tutti coloro che hanno posizioni al rialzo da lungo tempo. Acquistare oro sulle correzioni potrebbe rappresentare una strategia poco proficua, proprio perchè il trend primario ha un'elevata probabilità di essere giunto al capolinea e, di conseguenza, i margini di rialzo e di profitto, sarebbero contenuti. Gli short sarebbero da prendere in cosiderazione in caso di rottura ribassista di quota 1625 dollari, con obiettivi a 1570 e 1530/50 dollari, applicando lo stop loss a 1680 dollari (parte superiore dell'attuale trend ribassista).
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Per coloro che invece sono convinti che l'oro, ai prezzi attuali, possa ancora rappresentare un valido investimento in un'ottica da cassettista sarà sufficiente l'osservazione del grafico di lungo periodo, nel quale abbiamo inserito il prezzo dell'oro nominale (spezzata gialla) e quello reale, cioè deflazionato (spezzata arancio). Il prezzo reale dell'oro ha praticamente raggiunto i livelli dei primissimi anni '80 proprio con il picco di massimo del settembre 2011 a quota 1921 dollari. Anche allora l'oro raggiunse il picco di massimo assoluto a seguito di un trend primario durato proprio nove anni, dal 1971/72 al 1980, accentuatosi dal 1976 al 1980. Le ragioni fondamentali erano completamente diverse da quelle di oggi: il crollo del sistema dei tassi di cambio fissi e gli shock petroliferi, ma non si può fare a meno di notare come la situazione attuale presenti delle forti analogie con quell'esperienza. Dunque domandiamoci che cosa è accaduto a tutti coloro che nel 1980 avessero deciso di investire in oro con un'ottica di lungo termine.
La risposta è che avrebbero perso oltre il 60% del potere di acquisto nei successivi vent'anni!
Mi complimento per il brillante commento. E' davvero tutto perfetto: dal punto di vista dell'analisi tecnica non fa una grinza. Magari si sarebbe potuto insistere un poco di più sulla rottura della media mobile a 200 ed anche a 50 giorni e sulla fondamentale "perdita" di quota 1650 che si sta manifestando proprio in queste ore e che prelude ad ulteriori ribassi.
RispondiEliminaPeccato che manchi qualsiasi riferimento ad elementi di tipo fondamentale. D'altronde non c'è davvero da stupirsi. Il virtuale sta prevalendo sul reale e presto a chi reclamerà affamato un pollo sarà possibile presentare un ologramma tridimensionale. Dicono che sazi.
Si può provare.
Nel frattempo consiglierei, desiderando un approccio più serio, riflettere e far riflettere sui punti che seguono:
a) ricognizione sulla produzione annua di oro/argento e su quale ne sia la destinazione;
b) chi sia compratore ed in quali quantità a livello globale;
c) se sia o non sia vero che acquirenti nette siano le banche centrali (Russia, Cina, Brasile) e per quali quantità e da quanto tempo abbiano iniziato tale trend acquisitivo;
d) quale sia il peso, nella supply chain, della raccolta di "usato" in relazione alla produzione di miniera e se le quantità si stiano riducendo ovvero incrementando negli ultimi sei mesi;
e) quale sia il ritmo di scoperta di nuovi giacimenti e quale sia il ritmo di esaurimento di quelli noti;
f) quale sia il rapporto tra oro/argento fisico e quello cartaceo (se per avventura siffatto rapporto sia intorno a 1:100);
g) se sia vero o meno che sul COMEX, CME e LMBA siano presenti operatori i cui contratti a termine presentano operazioni "short" sull'oro/argento che rappresentano molti mesi di produzione dei predetti metalli;
h) quale sia la percentuale degli investimenti netti in oro/argento sul totale degli investimenti (fondi pensione/investitori istituzionali/privati/istituti bancari, etc.)
l) se sia vero o meno che tale percentuale sia circa 6 volte inferiore a quella che si ebbe a registrare nel 1980;
m) se sia vero o meno che le misure di M1, M2 ed M3 attualmente nel sistema siano una misura molte volte multipla delle analoghe masse nel 1980;
n) se sia vero o meno che alcune banche centrali (Venezuela, Germania) hanno richiesto di rientrare nella disponibilità del loro oro detenuto in Londra e New York mentre altre banche centrali (Olanda, Svizzera) sono invitate a fare altrettanto dai cittadini dei rispettivi stati;
o) se esista o meno una correlazione tra le liquidità parcheggiate nel balance sheets delle banche centrali, la base monetaria creata e l'entità dei debiti pubblici degli stati sovrani, le aspettative di perdita di valore della moneta e il prezzo dell'oro e dell'argento.
Penso che questi elementi possano bastare per una riflessione minimamente approfondita sul tema: un tema la cui negligente trattazione si potrebbe giustificare soltanto con l'intento di voler distogliere le persone da uno dei pochi investimenti che si potrebbe rivelare vincente in un mondo di carta fiduciaria prossimo all'implosione.
Finalmente qualcuno che risponde al Dott. Soldaini con dati oggettivi e reali. E' da un pò che sostengo che l'analisi tecnica và bene, ma poi occorre inserirla in un contesto economico reale. Mi piacerebbe vedere scritta una risposta ben dettagliata dal Dott. Soldaini ai punti sopracitati dal commentatore precedente.
RispondiEliminaI riferimenti di natura fondamentale non mancano affatto. E' evidente che al Signor Daniele sono sfuggiti, o non ha letto, gli articoli precedenti e linkati all'inizio del pezzo, nei quali si dimostra chiaramente che l'oro non ha alcun valore intrinseco, ma è semplicemente un succedaneo della moneta. Alle discutibili elucubrazioni del Signore (punti a-o), che sfociano nella richiesta di una "seria" riflessione, sarà sufficiente rispondere con una semplice domanda: "Qual è il valore intrinseco dell'oro?". In parole più semplici: "A che cosa serve l'oro? Qual è il suo utilizzo? In caso di implosione del sistema economico/finanziario che ci faccio con un lingotto d'oro?". E' in grado il Sig. Daniele di rispondere a questa semplicissima domanda?
RispondiEliminaPerchè l'unico dato oggettivo e reale è proprio questo: l'oro non ha valore intrinseco ma, essendo un succedaneo della moneta, assume solo ed esclusivamente valore di scambio. Sfido chiunque a dimostrare il contrario.
L’oro assume un valore apprezzabile (sempre e comunque convenzionale) in una società avanzata, che ha già soddisfatto ampiamente i bisogni primari, e che comincia ad attribuire un valore crescente a quelli voluttuari, tra i quali vi è appunto il possesso di monili in metallo e pietre “preziose” da ostentare in pubblico.
Le esperienze storiche del resto lo dimostrano, e non serve andare neanche tanto lontano. Lo dimostra l'esperienza della Croazia negli anni '90 durante la guerra civile. L'oro veniva letteralmente svenduto dalle famiglie croate a circa un ventesimo del suo valore di mercato e nessun croato era lì a comprarlo, ma solo turisti. Proprio perchè i croati, in una situazione di emergenza, non sapevano cosa farsene e lo vedevano come un semplice succedaneo della moneta per procurarsi beni con valore reale (intrinseco): cibo, medicinali, vestiti e altro.
Se dovesse verificarsi un collasso monetario/economico (cioè uno dei principali scenari che provoca paura nelle persone, e che determina l’accumulo dell’oro come bene rifugio) si svilupperebbe un mercato spezzettato in tanti mercati locali, con una fila interminabile di intermediari, e quindi con un’efficienza bassissima, all’interno dei quali si tenterebbe addirittura di barattare direttamente il metallo con i beni veramente utili, e il suo prezzo dunque crollerebbe improvvisamente.
In sintesi: accumulare oro per proteggere il potere d’acquisto, e per conservare la ricchezza nel tempo, in vista di un possibile evento catastrofico (in termini economici) risulta un vero e proprio paradosso: proprio perché il verificarsi di quello stesso evento dal quale l'oro ci dovrebbe proteggere ne farebbe crollare improvvisamente il valore.
Sono stato sufficientemente... chiaro?
Risposta chiarissima ed incontrovertibile.
RispondiEliminaMille grazie Pierpaolo!
L'unica cosa incontrovertibile, invero, è che non è stata data alcuna risposta nè riscontro a quanto da me succintamente esposto nei punti da a) ad o).
RispondiEliminaPersonalmente sono alieno da qualsiasi polemica sterile. Cerco soltanto di ragionare.
Vale tuttavia la pena di riscontrare le asserzioni del mio interlocutore che ha esordito dicendo (cito testualmente) "alle discutibili elucubrazioni del Signore (punti a-o), che sfociano nella richiesta di una "seria" riflessione, sarà sufficiente rispondere con una semplice domanda: "Qual è il valore intrinseco dell'oro? "Qual è il valore intrinseco dell'oro?". In parole più semplici: "A che cosa serve l'oro? Qual è il suo utilizzo? In caso di implosione del sistema economico/finanziario che ci faccio con un lingotto d'oro?". E' in grado il Sig. Daniele di rispondere a questa semplicissima domanda?"
Bene: proviamoci.
L'oro non possiede alcun valore intrinseco. In questo senso chi sostenesse il contrario sarebbe affetto da una evidente forma di pregiudizio cognitivo, pari soltanto a quella che affligge chi nega il valore relazionale dell'oro.
Il concetto è molto chiaro in Von Mises, L'azione umana. E' pure ripreso, assai più recentemente, da Gary North, Che cosa è il denaro.
Il valore dell'oro è dato da un processo che si è evoluto nei millenni e che ha condotto l'uomo, del tutto naturalmente, a selezionare tra le molteplici cose di cui poteva servirsi, di una sostanza che rispondeva a molti requisiti contemporaneamente. Vale a dire a) la rarità, b) l'incorruttibilità nel tempo, c) la stabilità chimico-fisica; d) la duttilità e la malleabilità che ne consentono la divisione in parti anche piccole. In ogni caso il valore dell'oro è sempre e comunque, come per ogni bene valutabile economicamente, un concetto relazionale.
Ciò premesso, inviterei il mio interlocutore a riferire del valore intrinseco della cartamoneta e, ancora più, del valore intrinseco dei miliardi di byte, di impulsi che affollano i computer delle banche centrali che creano moneta dal nulla ogni giorno e che vengono accreditati su tanti bei conti virtuali...
Sarebbe possibile, magari su questa cosa, una cortese e sensata riposta?
(segue...)
Una delle affermazioni più ridicole che mai mi sia capitata di udire è quella che fanno molti amanti e corifei del fiat money, quando dicono "che fai dell'oro? Te lo mangi?". Forse loro hanno provato a mangiarsi alcuni biglietti da cinquanta euro e sono rimasti entusiasti oppure si sono deliziati con un antipasto formato dalla mera visione di numeri su un computer di un istituto bancario...
RispondiEliminaLa verità è che occorrerebbe studiarsi la storia della moneta fiduciaria, che è nata per affrancare il commercio dal peso della moneta metallica. La moneta di carta, rappresentativa di un'unità di valore sottostante, ha accompagnato per un certo tratto la nostra più recente temperie economica ed ha conosciuto due distinti shock che hanno condotto al ripudio del gold standard rispettivamente nel 1933 (con il sequestro dell'oro privato negli USA e con l'innalzamento della parità aurea da circa 20,6 a 35 dollari/oncia) e nel 1971 (con l'annuncio di Nixon che condusse le quotazioni da 35 a circa 850 nel giro di soli 9 anni).
Da quel momento sono trascorsi oltre quaranta anni e francamente c'è da domandarsi come abbiano fatto a mantenere stabile un sistema come quello attuale per così tanto tempo. Diaciamo che sono stati davvero bravi, magari anche grazie a chi è bravo nell'analisi tecnica...
Venendo infine all'esame dell'argomento dell'evento catastrofico (di quale tipo? di quale entità?) si potrebbe ragionevolmente cercare di distinguere ipotesi come quella effettuata più sopra (Croazia anni '90) da scenari assai più radicali. Nel primo caso infatti non è andata in scena alcuna perdita di valore della moneta fiat in generale. Si è trattato di una crisi locale che per quanto grave non ha certo nulla a che vedere con un evento sistemico e apocalittico come quello di un crollo del sistema monetario internazionale. Ne è seguita la naturale sostituzione della moneta locale con il dollaro, che per anni ha regnato incontrastato su tutto il pianeta come moneta di riferimento. Ora questa primazia è in pericolo. Lo è per l'enorme abuso di potere commesso dagli USA che, al massimo della loro sostanziale arroganza, hanno rimosso tutti gli indicatori della gravità della loro crisi. Si pensi all'eliminazione dei dati periodici degli aggregati monetari da parte della FED, alla attuale sospensione delle regole relative al debt ceiling, alla spesa assolutamente fuori controllo, ai deficit gemelli (quello primario relativo alle uscite dello Stato e quellod ella bilancia dei pagamenti con l'estero). Tutto finanziato con tanti bei dollaroni virtuali stampati (rectius: fatti apparire su un bel monitor) dal nulla...
Nessuno può predire il futuro, ma una cosa è certa. Le nazioni creditrici ed anche quelle non creditrici, ma comunque non allineate al sistema delle banche centrali occidentali capitanate dalla BIS stanno accumulando oro. E non per mangiarlo... buona fortuna.
Kingcarl 67 ma cosa cavolo dici: risposta chiarissima MA DOVE ???. Dott. Soldaini risponda al Sig. Daniele Minussi in modo chiaro e preciso, senza i suoi paroloni ma con termini precisi e chiari. Le cose son due o Lei è prezzolato o veramente non ci capisce un tubo.
RispondiEliminaCaro Sig. Daniele, evidentemente l’erismo sembra essere il suo sport preferito, probabilmente poiché Lei ha la fortuna di svolgere una professione che, a differenza della mia, Le lascia parecchio tempo libero, essendo limitata alla riscossione di una sorta di gabulum medievale sugli spostamenti di ricchezza reale altrui. Mi sembra di rilevare della polemica gratuita nei suoi ipertrofici e sardonici messaggi intrisi di farraginosi sofismi, astrusi ragionamenti, circonlocuzioni verbali, citazioni approssimative e affermazioni che contraddicono esattamente ciò che vorrebbero dimostrare. E in conclusione non è neanche riuscito a rispondere alla mia semplice domanda che vengo qui a rinnovarLe: "A che cosa serve l'oro? Che ci faccio con una moneta, un lingotto o un monile d'oro in caso di catastrofe economica?". La risposta è: "Nulla".
RispondiEliminaPerchè è evidente che gli unici impieghi del metallo in questione sono quelli descritti, e soddisfano bisogni che non sono di prima necessità. Quindi tutte le qualità e le proprietà fisico-chimiche dell'oro sono strettamente inerenti a ciò che con l'oro ci si può fare, e non sono sufficienti ad attribuirgli un valore intrinseco, concetto che Lei (al pari di molti) fatica a comprendere. Non è vero infatti che ogni bene suscettibile di valutazione economica assuma solo ed esclusivamente un valore relazionale, di scambio. Provi a pensare ad esempio ad un qualsiasi bene di prima necessità: esso assumerà prima di tutto un valore d'uso (intrinseco) e in conseguenza di questo anche un valore di scambio, a differenza dell’oro.
Non ho mai affermato che la moneta cartacea o elettronica abbia un valore intrinseco, anzi l'ho esattamente equiparata all'oro dicendo che "accumulare oro equivale a riempire di cartamoneta il materasso" (o il conto corrente di byte, se preferisce). Questo conferma che l'oro altro non è che un succedaneo della moneta stessa come spiegato nell'articolo che Lei evidentemente non ha letto o non ha compreso. (segue…)
Occorre davvero studiarsi la storia della moneta fiduciaria, in questo ha proprio ragione. Ed è per questo che La invito a farlo, magari affiancando ad essa uno studio approfondito della macroeconomia, così potrà comprendere che la moneta fiduciaria NON è nata per affrancare il commercio e la produzione dal peso di quella metallica, quanto piuttosto perchè l'estrazione dei metalli non poteva più stare al passo con l'espansione della produzione e del commercio a livello globale, che a partire dai primi del '900 ha assunto una crescita di tipo esponenziale, e quindi l’oro, così come l’argento, non era più in grado di rappresentare efficacemente la ricchezza reale consentendone la sua circolazione in maniera funzionale. Il mantenimento della moneta metallica avrebbe infatti provocato scenari prepotentemente deflazionistici, ma non voglio complicarLe troppo la vita e mi fermo qui.
RispondiEliminaPer quel che concerne invece la dimensione dell'ipotetico evento catastrofico è evidente che uno scenario più radicale, cioè un’implosione del sistema monetario a livello globale, costituirebbe una situazione peggiorativa rispetto alla precedente. In questo caso infatti, a differenza di quello della Croazia, non ci sarebbero neanche turisti disposti ad acquistare monili e monete o lingotti d'oro in cambio di valuta pregiata e l'oro verrebbe considerato alla stregua di una pietra comune o di un sasso di fiume, proprio perchè nessuno lo scambierebbe con beni aventi valore intrinseco. Chi veramente ipotizza uno scenario di crash globale si proteggerà acquistando non un metallo inutile (prezioso solo nell'immaginario collettivo) quanto piuttosto beni ad elevato valore intrinseco quali terra coltivabile, terra con sorgente d'acqua, alberi da frutta, orti, animali da cortile e da allevamento, abitazioni... ecc. ecc. In una situazione da catastrofe globale, infatti, chi sarebbe disposto a scambiare uno qualsiasi dei beni sopra citati con una cassa di monete o con qualche lingotto d'oro? E per farne che cosa? Solamente uno stupido!
Il post è molto interessante e dettagliato.
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