|
(Clicca per ingrandire) |
|
(Clicca per ingrandire) |
Dopo cinque anni esatti dall'inizio della crisi finanziaria, originata nell'ottobre del 2007 da una serie di concause che non stiamo qui ad analizzare, gli indici azionari americani (Dow Jones e S&P500) si sono ripresi gran parte del terreno perduto, a differenza di molti altri benchmark dell'equity che in questo stesso periodo sono rimasti al palo (in particolar modo quelli relativi ai paesi europei). L'indice S&P500 aveva ritoccato i massimi assoluti in area 1560/70 nell'ottobre del 2007 (max. storico 1576), a ridosso del precedente record del 2000 (1552 punti), prima di crollare a 666 punti nel febbraio-marzo del 2009. Una perdita del 57,7% in poco più di quindici mesi. La discesa del Dow Jones è stata ovviamente analoga, e si è attestata a circa il 55% nello stesso periodo, con i valori che sono scesi da 14279 punti a 6440. Nei tre anni e mezzo successivi entrambi gli indici hanno recuperato circa il 90% (precisamente l'88% per l'indice S&P500 e il 92% per il Dow Jones) del terreno perduto e si sono riavvicinati ai massimi storici, nonostante il fatto che la situazione non sia migliorata di molto per ciò che concerne i fondamentali dell'economia. Sugli attuali livelli potrebbe dunque verificarsi una svolta importante: un'eventuale ulteriore crescita dell'equity nelle prossime settimane, nell'ordine del 7/8%, porterebbe gli indici azionari americani ad attaccare i massimi storici. Dal punto di vista tecnico nel breve periodo, il comparto azionario ha trovato un forte ostacolo nell'area 13660 punti di Dow Jones e 1470 di S&P500. A questi livelli gli operatori di mercato si sono dimostrati molto sensibili alle vendite per due volte consecutive nell'arco di tre settimane: la prima volta a metà settembre, e la seconda proprio nei giorni scorsi. Le correzioni che si sono verificate a seguito delle prese di beneficio sono state repentine e adesso gli indici si trovano a ridosso di importanti supporti che rivestono un'importanza cruciale sia a livello statico che dinamico, in relazione al trend positivo in essere dallo scorso giugno 2012. Prendiamo in esame il grafico dell'indice S&P500, tenendo presente che la configurazione tecnica per il Dow Jones assume forti analogie. La curva che rappresenta i valori dell'indice è inserita in una tendenza ascendente, con massimi e minimi relativi crescenti in perfetta coerenza, che va a determinare un supporto di natura dinamica nell'area 1420/30. Questo livello, come anticipato in precedenza, rappresenta anche un'importante zona di resistenza statica di medio periodo, che è divenuta supporto dopo il decisivo breakout dello scorso 6 settembre 2012. Il test della parte superiore del canale, nell'intorno dei 1470 punti, ha frenato il movimento ascendente nella seduta del 14 settembre. L'indice ha poi effettuato un veloce ripiegamento a 1430 punti e ha sferrato un nuovo attacco ai massimi proprio nel fine settimana scorso. Per il momento i valori non sembrano riuscire a trovare la necessaria spinta per registrare nuovi massimi, e tornano a ripiegare velocemente nell'area 1430. La rottura ribassista dell'area 1420/30 andrebbe a configurare un classico doppio massimo e a decretare la fine del trend positivo che ha accompagnato il mercato azionario americano per tutta l'estate e per questo inizio di autunno. In questo caso la curva potrebbe riaggiustarsi in area 1395 in un primo momento e a 1365 punti, nei pressi della media mobile a 200 giorni, in seconda battuta. La tenuta di 1420 risulterebbe invece decisiva per mantenere in vita l'attuale trend, che verrebbe confermato con il breakout di 1470, e in questa eventualità i massimi dell'anno verrebbero ritoccati con buona probabilità fino a 1520 punti. Sul grafico settimanale possiamo invece rilevare un trend primario positivo ancora saldamente in essere a partire dal marzo del 2009. La base di questo trend si trova attualmente attorno ai 1325 punti, e l'eventuale discesa sotto 1420 potrebbe implicare anche un arretramento del 7% dei valori rispetto ai livelli attuali che non andrebbe ad intaccare il quadro tecnico positivo di fondo. Anzi, un movimento di questo tipo andrebbe interpretato come nuova occasione di entrata nel comparto dell'equity americano. Si nota inoltre la rottura rialzista del modello parabolico evolvente orientato al ribasso a seguito della gamba rialzista messa a segno all'inizio dell'anno, e il perfetto movimento di pullback a verifica della stessa parabola tra aprile e maggio. Per quel che riguarda invece l'angolo visuale di Elliot (teoria alla quale, lo ripetiamo sempre, non attribuiamo un peso specifico rilevante) l'indice si trova in piena onda 5, sia in un ciclo di lungo periodo iniziato proprio nel marzo del 2009, che in un ciclo di medio orizzonte temporale che ha preso vita dopo il minimo dell'ottobre 2011. Se a tutto questo aggiungiamo alcune divergenze ribassiste sugli oscillatori leading più importanti abbiamo diversi elementi che ci inducono a pensare che potremmo trovarci in prossimità di una svolta importante dei mercati azionari americani. Tuttavia tale svolta sarebbe da prendere in considerazione solo in caso di arretramento dello S&P500 al di sotto dell'area dei 1300 punti. Per il momento il trend di fondo resta ancora positivo e a livello operativo è opportuno rimanere lunghi, così come è opportuno considerare le eventuali correzioni di breve termine come nuove occasioni per impostare nuove operazioni al rialzo. L'area dei 1560/70 punti di S&P500 potrebbe infatti essere alla portata proprio nei mesi che ci accompagneranno verso la fine del 2012.
Nessun commento:
Posta un commento