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Nella seduta di ieri il mercato azionario italiano ha lasciato sul campo il 3,7% chiudendo sotto i 16000 punti di Ftse MIB, livello che oggi viene prontamente recuperato dopo una veloce escursione a ridosso dei minimi di lunedì scorso. Osserviamo l'andamento dell'indice in un orizzonte temporale molto breve: si sta delineando chiaramente un canale rialzista che è iniziato dopo il minimo dello scorso 23 settembre. Il MIB è venuto a contatto con la parte superiore di questo trend nelle ultime due sedute, dopo sei giorni consecutivi di rialzi che hanno provocato un apprezzamento del 17% circa. Era dunque lecito attendersi una battuta d'arresto, non tanto per motivazioni di natura puramente tecnica, quanto piuttosto per motivi di ordine psicologico. Sul fronte macroeconomico restano infatti irrisolti i principali problemi relativi ai debiti sovrani, e alla ripresa della crescita economica. Questo clima di continua incertezza, unitamente alla forte volatilità che permane sull'azionario, induce gli operatori a portare a casa i profitti conseguiti nell'arco di pochi giorni, soprattutto nel momento in cui gli stessi assumono una consistenza percentuale a due cifre. Per questo motivo sarebbe stata auspicabile una correzione attorno a 15200 prima del superamento dei 16000 punti. Così non è stato. A questo punto il mercato sembra proiettato verso l'area dei 17000 punti, livello dal quale transiterà nelle prossime due settimane la resistenza dinamica discendente che parte dal massimo relativo dello scorso maggio. Il primo supporto di brevissimo si individua nell'area 15750/80, al di sotto del quale l'indice potrebbe scivolare, più per forza d'inerzia che per reali implicazioni ribassiste, fino a 15200 punti. Questo livello rappresenta la parte inferiore del trend rialzista di breve che abbiamo individuato, e tale eventuale movimento sarebbe da cogliere come nuova occasione per l'apertura di posizioni al rialzo. Solo la discesa sotto quota 14900 andrebbe a compromettere questo tentativo d'inversione del mercato, e in questo caso verrebbe nuovamente interessata l'area di supporto compresa tra 13100 e 13400 punti. Tre ordini di motivazioni ci inducono a pensare che quest'ultimo scenario sia il meno probabile:
1)
La formazione della doppia dragonfly doji nelle sedute del 13 e del 23 settembre.
Questa configurazione grafica è assai rara e assume una valenza ancora più forte quando si verifica a ridosso di nuovi minimi relativi. La figura mostra chiaramente che le pressioni in vendita finalizzate a proiettare il mercato azionario verso nuovi minimi vengono arginate con forza dagli acquisti. Leggendo tra le righe il movimento altro non è che il tentativo delle mani forti di far mollare le posizioni long da parte del grande pubblico, inducendolo a pensare che il mercato dell'equity sia destinato a registrare nuovi minimi.
2)
La scarsità di volumi sui principali titoli del paniere durante la correzione tra il 30 settembre e il 4 ottobre scorsi.
Il minimo della spinning top configurata nella seduta del 4 ottobre non è andato oltre il real body della precedente white upper shadow del 26 settembre, e sui principali titoli del listino, soprattutto quelli del comparto bancario, avevamo notato una chiara divergenza positiva nei volumi di scambio. Confrontare con il post del 4 ottobre:
Il Ftse MIB accentua il ribasso ma i volumi restano contenuti
3)
Il rapporto Price/Book value sui principali titoli resta ancora estremamente basso.
Spesso si dimentica che i mercati finanziari scontano in anticipo gli eventi. Le quotazioni azionarie, in particolare quelle del mercato italiano, che abbiamo visto tra la metà e la fine del mese di settembre incorporavano già scenari da apocalissi finanziarie. Lo abbiamo già scritto varie volte e lo ripetiamo: quando un titolo capitalizza meno della metà del valore dei mezzi propri significa che dovranno verificarsi enormi svalutazioni degli attivi nello stato patrimoniale, congiuntamente ad un crollo verticale degli utili, per giustificare tali livelli di prezzo. Altrimenti qualcosa non quadra.
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