Il disastro giapponese ha offerto agli operatori un valido pretesto, e forse anche più di uno, per alleggerire le posizioni sull'equity. Ecco che i principali benchmark mondiali hanno accusato flessioni importanti. Il Dax è sceso ampiamente sotto il livello dei 7000 punti, e l'S&P 500 ha ceduto i 1300. L'inversione del trend primario positivo tuttavia non è ancora stata completata.
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Nei giorni scorsi sia il Dax che l'S&P 500 hanno rotto al ribasso i livelli chiave che avevamo indicato come possibili soglie per l'inizio di una fase correttiva. I primi obiettivi sono già stati raggiunti: 6550 per il Dax, che è andato ben oltre nell'intraday, e 1260 (1261 realizzato) perl'S&P 500, che invece ha recuperato con decisione. Nonostante questi movimenti, osservando i rispettivi grafici su base settimanale di entrambi gli indici, possiamo affermare che il trend primario positivo iniziato nel marzo del 2009 è ancora solido. Certamente l'inversione di tendenza si avvicina sempre di più, soprattutto sul mercato tedesco, ma la tenuta dei livelli chiave potrebbe far interpretare questo scivolone da shock esogeno come un'occasione da cogliere per entrare sul comparto azionario a prezzi più favorevoli. Esaminiamo i rispettivi grafici su base weekly. L'S&P 500 si trova nella parte mediana del canale ascendente primario e ha iniziato una fase correttiva interrompendo il trend positivo secondario in atto dal settembre 2010. Significativo da questo punto di vista il parabolic SAR, che è stato attraversato al ribasso. L'attuale fase correttiva potrebbe svilupparsi per un'estensione minimale a 1230 punti (supporto statico molto significativo), e massimale a 1170/1200 (base dinamica del trend). Tale fase andrebbe classificata come "onda 4" di un modello rialzista primario al quale mancherebbe ancora l'onda 5 finale. Certo l'onda 3 appare decisamente ridotta, così come il punto 4 dovrebbe essere teoricamente sopra il punto 1 (massimo relativo di aprile 2010), ma si sa che la perfezione non è di questo mondo. Abbiamo ipotizzato lo sviluppo di onda 5 (spezzata verde) che potrebbe condurre l'indice americano sulla parte superiore del trend primario nei prossimi sei/sette mesi, dopo una fase di consolidamento attorno a 1250 nei prossimi due/tre mesi. L'obiettivo sarebbe dunque collocabile, secondo questa ipotesi, attorno a 1560 punti (intermedio 1425) che comporterebbe un apprezzamento di circa il 25% dai livelli attuali. Diversamente, la rottura ribassista di 1200/1170 fornirebbe un chiaro segnale d'inversione decretando la fine del trend primario, che andrebbe dunque ad assumere una connotazione di
bear market rally. Gli obiettivi sarebbero in questo caso collocabili a 1000/1040 punti (intermedio 1130). Più volatile lo scenario del Dax, che ha registrato un forte gap down nella seduta di ieri (15 marzo) accelerando nell'intraday fin sotto i 6500 punti (6483 realizzato). Frantumati i supporti a 7000 e 6850 punti, questo movimento ha provocato il test della parte inferiore del canale ascendente primario, che attulmente passa appena sopra i 6600 punti. Di conseguenza l'indice tedesco si trova molto più vicino all'inversione di tendenza, che verrebbe completata con il ritorno sotto 6350 confermato in chiusura settimanale. I primi obiettivi sarebbero individuabili in questo caso a 5800 e 5600 punti. In questo momento il Dax tenta di ritrovare un equilibrio attorno a 6600 punti, e la tenuta di questo livello nelle prossime ore sarà molto importante per evitare un nuovo allungo ribassista fino allo spartiacque posto a 6350.
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