Il primo versamento della tassa sulle transazioni finanziarie (cosiddetta Tobin tax), introdotta dal Governo del "Professor" Monti con la Legge di Stabilità per il 2013, era previsto in calendario lo scorso 16 ottobre. Leggendo il bollettino sulle entrate tributarie del Tesoro è possibile rilevare che l'imposta dovuta alla data del 16 ottobre ammonta a circa 159 milioni di euro. Si badi bene che si parla di imposta dovuta, e non versata, proprio perchè il fisco italiano dovrà fare i conti con tutte le difficoltà burocratiche di riscossione della tassa che colpisce le transazioni di titoli azionari e derivati italiani effettuate all'estero. In ogni caso, a prescindere da queste considerazioni, ricordiamo che al momento di introdurre la tassa il Governo aveva stimato un gettito fiscale che avrebbe dovuto aggirarsi attorno ad un miliardo e cento milioni di euro, una cifra sette volte superiore a quella realmente ottenuta. Questi sono alcuni stralci di quanto scrivevamo in uno dei nostri articoli sulla Tobin tax il 19 ottobre 2012 (Tobin tax: un danno enorme per tutti quanti), prima dell'introduzione della tassa:
"... E’ stato calcolato che l’applicazione della tassa sulle transazioni
finanziarie dovrebbe generare a livello europeo un introito per l’erario approssimativamente
vicino ai 55 miliardi di euro, un miliardo e circa cento milioni di euro solo
per l’Italia. Pare superfluo osservare che, proprio per le motivazioni spiegate
in precedenza, e cioè a causa dello spostamento di capitali, dell’uscita dal
mercato di operatori privati e piccoli intermediari, si avrebbe un crollo nel
volume delle negoziazioni e di conseguenza un gettito fiscale notevolmente
inferiore rispetto a quello pronosticato. Del resto la precedente esperienza negativa
della Svezia, che introdusse in passato la tassa, è piuttosto emblematica a tal
riguardo. Il paese scandinavo revocò il provvedimento pochi mesi dopo la sua
introduzione, proprio a causa di un drastico calo nell’attività di trading che
comportò un risultato fiscale deludente. La stessa Francia, che ha cominciato
ad applicare il provvedimento da qualche mese, sta già sperimentando sulla
propria pelle l’inutilità del balzello."
"... il
vantaggio per le casse dell’erario sarebbe da considerare trascurabile
considerando che il gettito potenziale verrebbe distratto dallo spostamento dei
capitali verso altre piazze."
"... L'introduzione
della tassa andrebbe peraltro ad incentivare proprio quell'attività che
l'economista statunitense si proponeva di contrastare con il suo
provvedimento: i movimenti internazionali di capitali."
Con buona pace di tutti coloro che ancora si ostinano a sostenere, fuori e dentro il Parlamento, non solo l'applicazione di questa odiosa e inutile tassa, ma addirittura un suo aumento.
Nessun commento:
Posta un commento