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In questo periodo fare analisi tecnica sugli indici borsistici e sui principali titoli del listino, in particolar modo su quelli che pesano maggiormente nel paniere di riferimento, può risultare di scarsa utilità. Domina il nervosismo e l'incertezza, anche a causa dello scenario macroeconomico, e i falsi segnali si sprecano soprattutto nell'intraday. I movimenti dei prezzi sembrano riflettere sempre più frequentemente una sorta di lotta psicologica tra le mani forti e il resto del mercato: i rialzi vengono frenati in maniera repentina sulle resistenze principali, mentre i ribassi vengono pilotati appena sotto i supporti di rilievo per indurre gli operatori alla chiusura delle posizioni lunghe. Le chiavi di lettura potrebbero essere molteplici, ma
resta il fatto che in uno scenario di questo tipo vengono premiate le posizioni non direzionali (e ci occuperemo prossimamente di questo tema), fermo restando che il trend di fondo rimane positivo per tutti i benchmark principali (esclusi Eurostoxx50 e Ftse MIB che sono ancora intrappolati in una fase neutra).
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La divergenza, che sarebbe più corretto denominare
enorme ritardo, tra il nostro mercato nei confronti di quello americano è notevole (vedi grafico), e sembra piuttosto difficile da colmare, se non altro in tempi brevi. Sarebbe più probabile un riequilibrio da ambo i lati, e cioè un ridimensionamento dei benchmark americani in concomitanza con un apprezzamento dell'area euro (Eurostoxx50, e assieme ad esso Ftse MIB). Dico
sarebbe perchè purtroppo i dati parlano chiaro: l'Italia è il fanalino di coda in Europa e cresce nel primo trimestre del 2011 di un disarmante +0,1%, quindici volte meno della Germania, dieci volte meno della Francia e addirittura meno della stessa Grecia. Siamo ad un passo dalla recessione, ed è naturale che il sistema Italia sia (e sia stato) sottopesato nei portafogli dei gestori. Del resto la situazione difficile delle economie dei paesi periferici fa da zavorra anche al listino dell'Eurostoxx50, il cui andamento non è molto dissimile dal nostro paniere. Tuttavia
non ci sembra che ci siano le condizioni per un crash. Lo abbiamo già detto qualche settimana fa, e lo ripetiamo: la tragedia giapponese, la crisi dei debiti sovrani in Europa, e la crisi nei paesi del Nord Africa, ai quali possiamo aggiungere tranquillamente la difficile situazione degli USA riguardo il debito, avrebbero potuto fornire ben più di un pretesto per dare il via alle copiose vendite sull'equity. Così non è stato. E così molto probabilmente non sarà. Disinvestendo dal comparto equity quale sarebbe d'altro canto l'alternativa ? Non sono certo tempi da
flight to quality: spostarsi sui bond corporate, o ancora peggio governative, non farebbe altro che aumentare il rapporto risk/reward nel portafoglio, di conseguenza se si deve rischiare qualcosa si rimane sull'equity. Certo, le politiche monetarie espansive della Fed hanno giocato il loro ruolo nel fornire liquidità a costo zero al sistema bancario, che non ha fatto altro che riversarla sui mercati azionari contribuendo in maniera determinante al rialzo al quale stiamo assistendo (è sufficiente dare un'occhiata all'andamento del
Margin Debt per rendersene conto).
Rimane il fatto dunque che i trend primari di S&P500, DAX, e UK Ftse100, restano solidamente positivi, con buona pace di tutti i falsi segnali indotti dalle mani forti. Sono però mercati estremamente difficili da interpretare nel breve termine, soprattutto a livello operativo, ma in ogni caso da lasciar correre il più possibile verso l'alto. Operare in trading range in questo momento può essere durissimo, soprattutto dal punto di vista psicologico, data la presenza di continui falsi segnali. Le rotture dei supporti nell'intraday si rivelano quasi sempre occasioni di acquisto, mentre i falsi breakout occasioni per prendere profitto. Il trader disciplinato si vedrà spesso costretto a chiudere in stop loss quelle stesse posizioni aperte sui falsi breakout e a trovarsi sempre dalla parte sbagliata del mercato. Ci vogliono nervi d'acciaio. Avendo un portafoglio azionario, o comunque un giardinetto, è opportuno comunque mantenerlo facendo attenzione ai valori da inserire attraverso un attento stock picking. La variabile da monitorare con attenzione per una svolta negativa è
il tasso d'inflazione. L'eventuale innalzamento del tasso di crescita dei prezzi andrebbe ad impattare negativamente sui tassi d'interesse e gioco forza taglierebbe le gambe alle possibilità di ripresa, senza contare l'effetto valanga sul
Margin Debt (ma anche di questo aspetto, strettamente tecnico, parleremo in un altro articolo più approfondito).
Non si escludono ulteriori falsi segnali negativi nelle prossime giornate.
I livelli chiave sui quali giocheranno (sporco) i market mover saranno i seguenti: area 1325/50 di S&P500, area 7000/7250 di DAX, area 5780/5850 di UK Ftse100. Sul nostro indice l'area da monitorare si comprime tra la media a 200 giorni (21230) e quota 21650 punti. Per il momento... STAY LONG!
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