All'indomani della ormai nota vittoria del fronte Brexit alla consultazione referendaria britannica mi è capitato di leggere parecchi commenti sui possibili risvolti economici positivi per Londra e UK grazie all'uscita dalla UE (peraltro non ancora definitiva e non ancora definita nei termini), gran parte dei quali legati al fatto che il principale indice azionario britannico avrebbe perso decisamente meno rispetto ad altri panieri azionari di riferimento europei, tra i quali anche il nostro Ftse Mib. L'indice azionario londinese ha perso effettivamente il 5,9% tra venerdì 24 giugno e lunedì 27 giugno 2016 (a prescindere dal movimento intraday di venerdì che lo aveva portato fino ad un minimo di 5800 punti circa) passando da circa 6350 punti a circa 5975, mentre le perdite di altri panieri azionari nelle stesse due sedute si sono attestate al -11,2% del Cac40, al -10,7% del Dax, al -11,7% del'Eurostoxx50, al -16,7% del Ftse Mib.
Si dimentica però un particolare. Nel raffrontare questi valori per poter effettuare un confronto omogeneo, si dovranno denominare gli asset in un'unica valuta di riferimento, altrimenti si correrebbe il rischio di sommare le pere con le mele approdando a conclusioni errate. La valuta di riferimento non può essere altro che il dollaro, considerando che tutti i principali player istituzionali a livello globale utilizzano questa valuta per rendere omogenenei e confrontabili i valori di tutti i loro asset denominati in molteplici divise (e soggetti dunque a rischio cambio). Teniamo presente che, mentre gli indici europei sono denominati in euro, quello inglese fa riferimento alla sterlina. Quest'ultima ha ceduto qualcosa come diciotto figure nel giro di due giorni, con il cable (cross sterlina/dollaro) che è crollato da 1,50 a 1,32, per un ribasso del -12%. L'euro dal canto suo ha effettuato una flessione nei confronti del biglietto verde decisamente più contenuta, passando da 1,14 a 1,10 circa, quindi un -3,5% in termini percentuali. Questo significa che tutti gli asset azionari britannici hanno accusato una perdita complessiva pari al -17,9% misurata in dollari americani (-5,9% per l'effetto borsa e -12% per l'effetto cambio), mentre tutti gli asset azionari europei hanno accusato una perdita complessiva, sempre misurata in dollari, del -14,2% (-11,7% per l'effetto borsa considerando l'Eurostoxx50 e -3,5% per l'effetto cambio). Ecco che in realtà la perdita dell'indice Ftse100 dopo la Brexit è stata ben più ampia rispetto a quella dei mercati azionari europei. Vedete che i conti tornano sempre, a patto che li si sappia fare!
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