giovedì 10 novembre 2016

Dopo la vittoria di Trump vola il RAME assieme agli indici azionari.

La vittoria inattesa di Donald Trump nelle elezioni presidenziali americane ha portato tutt'altro che la catastrofe finanziaria paventata dalla maggior parte dei media: dopo un'iniziale incertezza dettata più dall'emotività che da motivazioni razionali, gli indici azionari hanno recuperato il terreno perduto, il dollaro è tornato ad apprezzarsi contro tutte le principali valute mondiali (con il dollar index risalito da 95,90 a 98,80), e il movimento euforico di rialzo sull'oro è decisamente rientrato, con il metallo che è sceso da 1340 a 1280 dollari per oncia.  

Quello che mi premeva mettere in evidenza, nella forte volatilità che ha caratterizzato parecchie attività finanziarie nelle prime ore della mattinata di ieri, è il prezzo del rame, l'unico che ha mantenuto i livelli raggiunti a seguito del forte rialzo avvenuto dall'inizio di novembre e durante la fase elettorale americana. Il "Dottor Copper" è salito da 2,20 dollari per libbra di fine ottobre agli attuali 2,60 dollari: un rialzo del +18% in soli nove giorni. Pochi lo hanno notato e lo stanno notando. Se è vero che il prezzo del rame svolge ancora il ruolo di leading indicator sullo stato e l'andamento futuro dell'economia e, di conseguenza, dei mercati azionari, questo può essere considerato un chiaro segnale di svolta positiva. Tenete conto che il prezzo del rame è risalito sui massimi degli ultimi quattordici mesi e che per trovare un rialzo di questa portata, in un tempo così breve, bisogna risalire alle prime settimane di gennaio 2012.  

Tecnicamente il prezzo del rame è uscito da un trend negativo di lungo periodo iniziato nel 2011, quando quotava 4,70 dollari per libbra. La resistenza dinamica primaria, ben visibile sul grafico su time frame mensile, passava in questi giorni attorno a 2,30 dollari, ed è stata oltrepassata dal movimento evidenziato. Questo potrebbe essere un primo segnale d'inversione positiva per il rame, che a questo punto ha spazio tecnico di rialzo fino ai 3,00 dollari nel breve periodo. Per quanto riguarda i mercati azionari basterà osservare che l'indice Dow Jones, che rappresenta le trenta società più importanti dell'economia americana, si è portato a ridosso dei precedenti massimi storici, segnati lo scorso agosto 2016 a 18668 punti, toccando quota 18650

Tecnicamente l'indice è uscito al rialzo da una flag di breve periodo, che a questo punto avrebbe natura bullish (cioè di continuazione rialzista), compresa tra 17900 e 18600 punti, ed è inserito in un trend positivo che va avanti dall'inizio del 2016 (canale verde ascendente evidenziato nel grafico). Il three white soldiers configurato a cavallo di giugno e luglio, su time frame weekly, potrebbe ripetersi nelle prossime tre settimane se i valori dovessero effettuare una chiusura settimanale sopra 18600 punti. Il target di questo movimento è facilmente individuabile sulla parte superiore del trend positivo individuato, e cioè a ridosso dei 19500 punti: un rialzo di circa il +5% dai valori attuali. Solo il mancato breakout dei 18600, e il successivo ritorno della curva sotto il supporto dei 17900 punti, riporterebbero una view negativa da qui a fine anno per l'azionario a stelle e strisce, con possibilità di ridimensionamento fino a quota 17000/17050 punti. Questa seconda ipotesi, allo stato attuale, appare decisamente la meno probabile.

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