Il crollo del mercato immobiliare italiano non è un segreto né una novità, ma i dati diffusi dall’Abi (Mercato residenziale: la “casa italiana” allo specchio) una volta di più fanno rendere conto dell’emergenza. Nel 2012 sono scese a poco più di 448 mila le compravendite, ben 150 mila in meno rispetto all’anno precedente (-27,5% annuo)
e ai livelli di circa trent’anni fa.
E nonostante il calo dei prezzi il
settore non accenna a riprendersi, per non parlare delle attività
dell’indotto, che hanno registrato cali che, secondo l’associazione
Comitas, sono quantificabili tra
il 25 e il 30% del fatturato. Sempre secondo Comitas, i responsabili di
questo tracollo sono due: il pagamento dell’Imu e l’atteggiamento delle
banche, restie a concedere mutui.
Sia così o meno, il trend discendente del mattone italiano
era stato anticipato dalla ricerca dell’Ufficio studi Tecnocasa diffuso
nei giorni scorsi, che ha confermato come la tassa sulla casa abbia
generato non poco disorientamento nei potenziali acquirenti, sia
per vacanze sia per investimento, sia semplicemente a scopo abitativo.
Dal 2011 al 2012, secondo Tecnocasa, si è registrata una contrazione delle compravendite residenziali
del 25,8% con 444.018 transazioni, ben lontane dai picchi del 2006, ma
vicine ai volumi della seconda metà degli anni ’80. Nelle grandi città
la contrazione media delle compravendite è stata pari al 22,4%.
Quanto ai prezzi, la distanza tra la capacità di spesa (determinata
dalla combinazione di minore capacità di risparmio e riduzione del
credito) e le richieste dei venditori, unita alla maggiore offerta di
immobili sul mercato hanno determinato... (continua a leggere su Finanza Operativa)
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