L’apertura in forte gap down di fine mese del Ftse Mib, dopo le scadenze tecniche settimanali del 29
settembre, ci aveva fatto pensare al peggio, dato che i valori erano scesi nell’intraday fin sotto 16000 punti con un
minimo realizzato a 15922. Si prospettava l’accelerazione ribassista ipotizzata
nell’analisi dell’open interest di mercoledì scorso, che avrebbe portato i corsi
verso l’area 15000-15350 punti. Invece sono
tornati gli acquisti, anche con
forti volumi soprattutto sui titoli a più larga capitalizzazione, come
Intesa Sanpaolo, Unicredit, ENEL, Telecom, Generali, FCA, e la situazione si è
ribaltata. Nonostante questo pronto recupero il listino si è mostrato fiacco
sin dall’apertura di lunedì 3 ottobre: dopo un timido tentativo di
avvicinamento ai 16500 punti il paniere ha ricominciato a contrarsi per tornare
a ridosso di 16250 punti, un livello che ha sempre attirato verso di sé ogni
tentativo rialzista e ribassista manifestatosi nelle ultime due settimane. La
fase di stallo del mercato azionario italiano tende dunque a prolungarsi nel
tempo e il range di riferimento si restringe sempre di più, passando
dall’ormai noto 16000-17000/(17400) degli ultimi tre mesi al 16000-16600 delle ultime quindici sedute. Una fase di mercato
molto difficile da gestire a livello operativo, anche a causa dei ripetuti gap e contro gap nelle aperture e cambiamenti di fronte dopo falsi breakout in entrambe le direzioni. L’ipervenduto
di breve, evidente sullo stocastico lento, e una divergenza bullish spuria sull’istogramma del MACD
hanno favorito il recupero in prossimità dei 16000 punti, che potrebbe avere
qualche chance di allungo sopra quota
16500 con obiettivo 16750/800 punti. L’analisi
dell’open interest sulle MibO in
scadenza il prossimo 7 ottobre sembra ricalcare fedelmente questo scenario
neutro: abbiamo una forte area di
resistenza a 16800 punti con 396 contratti MibO CALL aperti, anche se
bisogna sottolineare che il cumulo di posizioni si è notevolmente ridotto dai 993
contratti della settimana passata. Sugli strike
price 16500 e 16600 rileviamo invece 209 posizioni complessive aperte. Verso il basso non ci sono singoli strike “carichi” fino a 15200 punti,
dove troviamo un cumulo di 359 MibO PUT, una zona piuttosto lontana per essere
interessata nelle prossime due sedute. Tuttavia gli strike 15800, 15900 e 16000 registrano un totale di 368 posizioni
PUT aperte confermando la valenza di supporto almeno nel breve orizzonte
temporale. La volatilità implicita
negoziata sugli strike atm, considerando le scadenze fino al prossimo 21
ottobre, è compresa tra il 21,5% e il 23,5%
circa, ulteriore segnale che va a confermare le basse aspettative di
direzionalità da parte degli operatori. Dunque, con buona probabilità, l’indice
Ftse Mib è destinato a rimanere intrappolato ancora per qualche tempo in
quest’area di trading range prima di
prendere una direzionalità più precisa.
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