L’indice Ftse Mib ha mostrato incertezza per tutto il corso della settimana,
dopo il superamento dei 17000 punti, e ha oscillato nervosamente attorno a
17250 per essere respinto nel finale dall’area 17400. L’apertura di lunedì scorso in gap
down era decisamente scontata dopo la secca battuta d’arresto dei
mercati azionari americani di venerdì, con i valori che sono scesi ben al di
sotto di 17000 toccando un minimo a 16685 punti.
Figura 1 - Clicca per ingrandire |
Questa settimana volevo porre
l’attenzione su una configurazione
classica denominata “rising wedge” (linee verdi
tratteggiate nel grafico di Figura 1)
che si è formata a partire dallo scorso giugno, una tipica figura che solitamente anticipa nuove correzioni. Il segnale
decisivo arriverebbe con l’arretramento sotto la fascia di valori compresa tra
16500 e 16700 punti, cioè con la rottura della parte inferiore della figura, e
in questo caso l’indice potrebbe scivolare velocemente verso l’area 15000, con
obiettivi intermedi a 16000/200 e 15350/400 punti. In coerenza con essa è
possibile individuare la divergenza
negativa sull’istogramma del MACD (che si appresta anche ad effettuare un bearish crossover sulla signal line) e il segnale di vendita
generato dallo stocastico lento in area di ipercomprato. Tuttavia, continuando
ad analizzare l’open interest sulle MibO,
visto che siamo ormai a ridosso della scadenza tecnica trimestrale, registriamo
l’aumento sullo strike 17000 di CALL (5238 contratti aperti contro i 4591 del 2
settembre) e una contrazione meno consistente sullo strike 16500 di PUT (6206
contratti aperti contro i 6529 del 2 settembre). Questo lascia pensare che,
con buona probabilità, l’indice Ftse Mib rimarrà all’interno di tale fascia di
valori fino alla fine della settimana (box verde indicato nel grafico), mentre
già dal 16 settembre il mercato azionario italiano avrà le briglie sciolte e
potrà cominciare ad esprimere una direzionalità più precisa. La convenienza
maggiore per gli operatori istituzionali, in base a quanto già osservato
nell’articolo della settimana scorsa, è proprio quella di un valore di settlement del Ftse Mib compreso tra
16500 e 17000 che li porterebbe ad incassare tutti i premi sui complessivi
11444 contratti aperti su questi due livelli tra CALL e PUT. A livello
operativo sarebbe dunque opportuno attendere la scadenza del 16 settembre prima
di prendere posizione sul mercato azionario italiano.
Figura 2 - Clicca per ingrandire |
Per ciò che riguarda la
direzionalità dell’indice è interessante
analizzare la volatilità implicita negoziata nelle opzioni PUT sulle prossime
due scadenze più vicine, quelle del 23 settembre 2016 e del 21 ottobre 2016
(Figura 2). Vedete che la curva
rappresentativa della volatilità negoziata sulla scadenza del 23 settembre
(curva rossa) presenta dei differenziali notevoli rispetto a quella negoziata
sulla scadenza più lontana del 21 ottobre (curva verde che risulta più piatta):
il mercato paga attualmente al 23 settembre una volatilità sugli strike atm (at the money), e vicini, che va da un 30% a un 35% (+5%/10%
rispetto al 21 ottobre) e si impenna fino al 45% (+20% rispetto al 21 ottobre) per
gli strike itm (in the money). Certamente un
ruolo determinante in questi differenziali lo gioca, oltre alla scadenza
più ravvicinata, anche l’effetto skew; tuttavia sembrerebbe che gli
operatori istituzionali stiano scontando una secca e veloce correzione (e
quindi un aumento di volatilità) dell’indice Ftse Mib proprio dopo il 16
settembre e fino alla settimana successiva, mentre dal 23 settembre in poi la
volatilità dovrebbe tornare a contrarsi con i livelli di supporto in grado di
attirare gli acquirenti, e sostenere dunque una nuova ripresa dei corsi
azionari italiani.
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