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Il VIX index è l'indicatore che riflette, e sintetizza, l'andamento delle aspettative del mercato nei confronti della volatilità del principale benchmark azionario: l'indice S&P500. Il valore del VIX è ottenuto calcolando la volatilità implicita estrapolata dai prezzi correnti di mercato di una serie di opzioni (call e put) sull'indice S&P500, secondo la formula di Black & Scholes. Il valore calcolato esprime la volatilità attesa (annualizzata) dagli operatori di mercato per i successivi trenta giorni, e non va confuso con la volatilità storica, che esprime invece un valore certo, normalmente calcolata su un arco temporale di novanta giorni. Le divergenze tra il VIX e la volatilità storica tenderanno ad anticipare particolari movimenti di mercato: un VIX superiore alla volatilità storica implicherà delle aspettative per un aumento di quest'ultima, mentre un VIX inferiore sconterà una contrazione dell'erraticità dell'equity. Il fatto che valori alti del VIX vengano interpretati come aspettative di imminenti ribassi meriterebbe un discorso a parte, soprattutto sulla correttezza di tale aspettativa. Ci limiteremo in ogni caso a considerare valido questo concetto, data anche la correlazione inversa tra VIX e andamento dell'indice sottostante, rilevabile empiricamente. Come è possibile riscontrare dal grafico la precedente impennata del VIX tra febbraio e marzo, dal 16% a circa il 30%, era arrivata in concomitanza con la marcata correzione dell'equity in occasione dello tsunami giapponese, mentre il forte rialzo del maggio 2010, dal 16% al 45%, arrivò in conseguenza del famigerato
flash crash dell'azionario americano. Vediamo cosa sta succedendo in questi giorni. A fronte di un marcato ribasso nel mese di maggio, che ha portato l'indice S&P500 da 1370 agli attuali 1270 punti circa, notiamo un lieve incremento del VIX dal 15% circa al 18,5%. Neanche la forte accelerazione al ribasso delle ultime due settimane ha contribuito a generare un livello di "paura" più elevato negli operatori, che continuano a scambiare una volatilità attorno al 18% sui mercati delle opzioni. Questo si traduce in un basso costo per coprire un portafoglio azionario da un possibile ulteriore ridimensionamento degli indici borsistici. In altre parole non sembra proprio che dietro l'angolo ci siano altri storni dell'equity. Possiamo notare come anche la volatilità storica sia rimasta su valori contenuti e inferiori al 13,5% dall'inizio dell'anno. Inoltre è molto forte l'eccesso di venduto, in particolare sull'oscillatore stocastico lento. Le probabilità per un rimbalzo dei corsi azionari si fanno sempre più elevate, anche se sarà difficile la ripresa del trend rialzista, per lo meno non prima di una pausa di consolidamento che potrebbe andare avanti per alcuni mesi. Perchè a conti fatti è proprio questo che ci indica il VIX per le prossime settimane: un mercato laterale in un range stretto, che potrebbe essere definito tra i 1250 e i 1310 punti di S&P500.
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